Come cambierà l’industria dell’auto dopo il coronavirus?
L’emergenza Covid-19 sta cambiando le regole del gioco del settore automotive. I primi indicatori dalla Cina tracciano la direzione
L’emergenza epidemiologia del coronavirus ha avuto delle ripercussioni su tutta l’industria. Particolarmente colpita dalla pandemia è stato il settore dell’auto che ha visto i costruttori optare per la chiusura totale degli stabilimenti produttivi: Fca, per esempio, ha fermato otto degli impianti italiani e europei, così come Tesla, che dopo un lungo tira e molla con le autorità, ha stoppato la produzione fino al 24 marzo, a Fremont, California, e alla Gigafactory 1, in Nevada.
Ma come sarà il mondo dell’auto dopo questo lockdown? Sono in molti a chiederselo e diversi osservatori stanno guardando alla Cina, Paese che dopo una chiusura praticamente totale è riuscita a uscir fuori dall’epidemia e sta gradualmente tornando a una situazione di normalità.
Ipsos, società di consulenza che si occupa di ricerche di mercato, ha esaminato l’impatto che ha avuto il corovirus sul mondo delle auto in Cina e, nello specifico, sui consumatori. Fermo restando che le dinamiche del mercato automobilistico cinese sono piuttosto particolari (stiamo parlando di un mercato piuttosto giovane), gli spunti che emergono da questo lavoro di ricerca sono comunque molto interessanti.
Cambiano le abitudini di trasporto
Il sondaggio rapido è stato condotto alla fine del mese scorso e si è focalizzato sul cambiamento delle abitudini dei consumatori. Un dato che emerge in modo molto forte è che dopo l’emergenza coronavirus le persone sono meno disposte a prendere i mezzi pubblici (pullman e metro), così come i taxi.
Come cambiano le abitudini dei consumatori dopo il Coronavirus | Credit: Ipsos
La ritrosia verso i mezzi pubblici è chiaramente dovuta alla paura di contrarre il Covid-19 a causa della loro promiscuità. Il crollo della preferenza dei mezzi di trasporto pubblico ha portato, di contrasto, alla crescita esponenziale delle persone che hanno dichiarato di voler acquistare una vettura entro sei mesi (pari al 66%).
Il 77% degli intervistati (non possessori di un’auto di proprietà) ha dichiarato che un motivo per volere un’auto nuova è quello di ridurre le possibilità di infezione, rispetto all’utilizzo di un mezzo di trasporto pubblico.
Un altro fattore che è emerso dal sondaggio è l’aumento del numero delle persone che cerca le informazioni relative alle auto sul web, focalizzando la propria attenzione su “caratteristiche di salubrità” come gli interni realizzati con materiali antibatterici e i sistemi di controllo del clima con filtro antibatterico.
Il Coronavirus ha cambiato le abitudini della popolazione cinese
Tesla, per esempio, che è sempre piuttosto abile nel comprendere il cambiamento delle abitudini dei consumatori, lo scorso anno ha annunciato la disponibilità della filtrazione Hepa di livello militare anche sulle prime versioni di Model S e Model X. Ovviamente non stiamo dicendo che il filtro Hepa della Tesla sia efficace contro il coronavirus, ma è chiaro che queste caratteristiche saranno sempre più ricercate dai consumatori.
L’auto ai tempi del Coronavirus
Il ruolo del digitale
Il desiderio di stare lontano dalla folla ha quindi comportato il desiderio da parte del consumatore di chiudere il processo di formalizzazione dell’ordine dell’auto esclusivamente online. E anche per quanto concerne questo aspetto sono in molte le case costruttrici ad adeguarsi. Fca ha tenuto conto di questa nuova tendenza e infatti la nuova 500 elettrica si ordina esclusivamente online.
Il sondaggio preso in analisi, seppur incompleto e parziale, fornisce alcuni spunti interessanti. Il mondo dell’auto, dopo l’onta del Dieselgate e la successiva (e sanguinosa) corsa all’elettrificazione, deve contrastare questo nemico invisibile che ha portato allo stop della produzione con perdite miliardarie. L’automotive, oggi, è un settore molto fluido con confini ed equilibri decisamente labili e poco marcati. Fino a pochi mesi fa si sosteneva che lo sharing e la condivisione avrebbero rappresentato il futuro dell’auto. Almeno fino all’avvento del coronavirus, che ha rimesso tutto in discussione. Ancora una volta