Anni di convinzioni sbagliate,luoghi comuni e pregiudizi cancellati da uno studio scientifico. Le donne pilota hanno la stessa resistenza fisica e la stessa capacità di reggere lo stress all’interno di un’auto da corsa degli uomini. La ricerca è stata condotta dall’Università del Michigan e sarà pubblicata a breve nel «Journal Medicine in Sports and Exercise». L’autore David Ferguson, esperto di Kinesiologia, da 15 anni segue atleti impegnati nel motorsport ed è consulente della McLaren per il programma giovanile.
La sua opera merita di essere letta con attenzione, sopratutto in un momento nel quale la Federazione spinge per portare sempre più donne in pista. E nel quale iniziative private, come la W Series, hanno dato via a campionati femminili «separati» scatenando polemiche e divisioni fra le stesse pilote. Tatiana Calderon, collaudatrice dell’Alfa di F1, ha esordito lo scorso fine settimana in Formula 2 con un 13° e 15° posto chiudendo a diversi coetanei. Colombiana, 26 anni, è convinta che le ragazze possano competere nelle stesse condizioni dei ragazzi.
Tornando alla ricerca, Ferguson ha analizzato la risposta corporea di sei piloti e altrettante pilote durante tre gare in diverse categorie: Gt (macchine di derivazione stradale) e monoposto a ruote scoperte (F2000). In entrambi i casi le ragazze avevano meno esperienza, un particolare importante. I ricercatori hanno monitorato battito cardiaco, respiro, temperature della pelle e del corpo e lo stress da calore. Non solo, per avere risultati più accurati è stato esaminato l’impatto del ciclo mestruale durante i week end di gara arrivando alla conclusione che non incide negativamente sulle prestazioni nonostante comporti un innalzamento naturale delle temperature corporee in uno sport dove il termometro (per il caldo sviluppato dai motori e la tensione) viaggia al limite. «In base a false convinzioni – spiega Ferguson- si diceva che durante il ciclo le ragazze- pilota si sarebbero stancate più velocemente. Non è assolutamente vero! In ogni condizione i valori delle rilevazioni non erano diversi fra i due sessi». La conclusione è semplice: «Correre in macchina è faticoso per chiunque» e non ci sono ostacoli fisici per le donne, anzi prendendo come riferimento la minore esperienza in pista (fra le atlete, alcune avevano 10 anni di competizioni in meno alle spalle) sono loro ad avere una capacità più rapida di adattamento e proprio questa capacità «le porterà in futuro a essere sempre più veloci e competitive».
Del resto dal passato non mancano esempi di successo: Michelle Mouton sfiorò il Mondiale di rally nel 1982 su un «mostro» del Gruppo B e vinse quattro tappe del campionato, oggi ha un ruolo importante nella Commissione della Fia per il motorsport. Jutta Kleinschmidt nel 2001 trionfò alla Dakar, Danica Patrick (che ha lasciato le corse l’anno scorso) resta l’unica ad aver vinto una gara nella Indycar. Mentre in Formula 1 solo Lella Lombardi è arrivata a punti, piazzandosi sesta nel Gp di Spagna del 1975.