Torino, il Salone dell’auto che piace alle donne: futuro, praticità e bolidi senza eccessi

È mezzogiorno e per qualche ora anche il Salone dell’Auto di Torino sembra confermare l’adagio per cui i motor show sono l’unico posto al mondo in cui non c’è la coda di fronte al bagno delle donne. Sembra solo, perché basta fare qualche passo lungo i vialoni del parco del Valentino che fino a domani ospitano auto, bolidi e fuoriserie per capire che questo è prima di tutto un luogo comune. E che tra donne e motori c’è ormai più di qualche ammiccamento.

Sarà che qui l’ingresso è gratuito e si possono fare due passi in famiglia senza incappare in una spesa eccessiva; mentre negli altri saloni, tra biglietti di ingresso per papà, mamma – e magari i bambini – un panino per il pranzo, una birra (qui in bicchiere rigorosamente di plastica per le nuove norme di sicurezza), è un attimo che si spendono 100 euro. Sarà forse che due passi nel parco si fanno anche per scegliere l’auto di famiglia. E si sa che sulle spese in famiglia, alla fine, è la donna che decide. Ha l’occhio clinico: nella Alpine A110 première edition blu elettrico non ci starà mai un passeggino e l’ultima nata Compass Jeep è sì spaziosa, ma forse troppo lunga se la priorità è parcheggiare in fretta e non rischiare le multe.

Al Salone dell’Auto di Torino c’è chi si porta in spalle persino il seggiolino per controllare quali, tra le vetture esposte, abbiano i ganci Isofix per attaccare in sicurezza le sedute dei bambini. Si ferma allo stand della Cybex, leader nella produzione di seggiolini e per la prima volta a Valentino. Poi fa una sosta in quello della Volvo, la casa svedese che si è data l’obiettivo “zero vittime negli incidenti stradali entro il 2020” grazie a un’altissima dotazione di base di accessori per la guida assistita e tecnologie d’avanguardia. Praticità e sicurezza insomma, ma non solo. Qualche concessione all’occhio e alla velocità seduce anche le visitatrici. Facile fermarsi a guardare l’Aston Martin rosso bruno, diventata auto icona per aver ospitato al volante tutti i James Bond della storia del cinema e relative Bond girl. Chi ha un minimo di senso estetico, e alle donne certo non manca, non può resistere alla Pagani, realizzata dalle carrozzerie modenesi e che vale 2 milioni e mezzo di euro. E nemmeno alla Porsche blu disegnata da Ugo Nespolo su invito di Maria Paola Scola, che con il marito guida Studio Torino ed è collezionista di belle auto.

Attira sguardi e curiosità la Ferrari, versione lusso a quattro posti, adatta a viaggi più lunghi e comodi rispetto alle fuoriserie biposto. Se ne sta lì, sulla pedana lungo il Po, nel suo grigio perla. Una signora si azzarda a chiedere il prezzo, ma poi se ne va, pensando che con gli stessi soldi ti ci compri un appartamento. Allo stand del Cavallino, e son cose che una donna nota, le hostess non si sdraiano sulle auto come vuole l’immaginario da motor show: «Siamo contro la mercificazione del corpo» chiariscono con orgoglio i responsabili dello stand. E siamo felici che qualcuno esponga auto rinunciando al binomio quasi obbligato con tacchi e gonne inguinali. Nulla da togliere alla donna Suzuki che si appoggia all’auto da racing (blu e gialla, coordinata ai suoi mini shorts), ma battono tutte le modelle dello stand Jaguar-Land Rover, con splendidi abiti verde smeraldo firmati da Carlo Pignatelli. Una sosta obbligata è per
l’auto del futuro. L’hanno pensata Airbus e Italdesign: è biposto e può volare. Non ha volante e si guida con una app, in grado di chiamare, se c’è traffico, il drone lasciato in garage che arriva, carica la capsula e la porta, via cielo, a destinazione. Non importa essere donne in questo caso, è sufficiente aver passato due ore in coda in tangenziale per capire che quella sui motori del futuro è una scommessa tutta da giocare.

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